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Riabilitazione e reinserimento sociale – la filiera di servizi dedicati di ProgettAzione

Riabilitazione e reinserimento sociale – la filiera di servizi dedicati di ProgettAzione

Riabilitazione e reinserimento sociale: l’importanza di servizi dedicati.

Riabilitazione e reinserimento sociale: l’importanza di servizi dedicati alla Riabilitazione e al reinserimento sociale dopo una Lesione cerebrale.
Ogni intervento deve essere personalizzato e progettato da un’Equipe multidisciplinare composta da neuropsicologi, logopedisti, fisioterapisti, psicologi, psicoterapeuti, neurologo, educatori professionali.
ProgettAzione gestisce una filiera articolata di servizi per persone con GCA (CDD, RSD, Cooperativa B, Housing Sociale).  

Che cosa è una grave cerebrolesione acquisita?
Per “grave cerebrolesione acquisita” (GCA) si intende un danno cerebrale, di origine traumatica o di altra natura, tale da determinare una condizione di coma più o meno protratto, (in genere di durata non inferiore alle 24 ore). Le conseguenze possono portare a compromissioni senso-motorie, cognitive e comportamentali. Nella maggior parte dei casi la disabilità è significativa.

Perché si parla di una disabilità acquisita?
Si tratta di una situazione improvvisa (si pensi alle conseguenze di un incidente stradale, di un incidente sul lavoro o di una emorragia cerebrale) dove una persona da una situazione di vita normale, si trova al risveglio in condizioni cliniche gravi. Gli stessi famigliari si “scoprono” in un contesto imprevisto ed inatteso, che non offre subito una risposta certa a cosa succederà nella vita di quella persona, ossia cosa potrà riprendere in mano o che cosa invece non potrà più fare. Infatti, a queste domande è possibile in parte rispondere solo dopo molto tempo. Quello che è certo è che una persona colpita da GCA trova spazzata via all’improvviso gran parte di quello che caratterizzava la sua esistenza prima: vita sociale, lavorativa, scolastica, interessi personali…

Quali sono i principali bisogni delle persone con GCA?
Dopo un ricovero ospedaliero per trattamenti rianimatori o neurochirurgici di durata variabile da alcuni giorni ad alcune settimane, sono in genere necessari interventi medico-riabilitativi di tipo intensivo, anch’essi da effettuare in regime di ricovero ospedaliero, che possono durare da alcune settimane ad alcuni mesi. Nella maggior parte dei casi, dopo la fase di ospedalizzazione, permangono sequele che rendono necessari interventi di carattere sanitario e sociale a lungo termine, volti ad affrontare menomazioni e disabilità persistenti, e difficoltà di reinserimento famigliare, sociale, scolastico e lavorativo.

Cosa è importante per un buon recupero?
La gravità del danno subito ovviamente rimane l’aspetto di maggiore rilevanza, ma ad esso si associano anche altri fattori come il tipo di supporto offerto alla famiglia, l’organizzazione della famiglia prima dell’evento traumatico,  la possibilità di accedere ad interventi sanitari, assistenziali e sociali dopo la dimissione, il tipo di ambiente scolastico/lavorativo; sono ovviamente importanti anche le risorse economiche del territorio, del soggetto colpito da GCA e della famiglia, i supporti disponibili a livello della comunità, il luogo dove si  abita (si pensi che le Regioni si differenziano per quantità e presenza dei servizi). L’insieme di questi fattori ed altri può influenzare in maniera significativa il progetto riabilitativo e la qualità del reinserimento, in parte anche indipendentemente dal livello di recupero funzionale.

Dove andare dopo la dimissione ospedaliera e quali servizi sono presenti per rispondere alle diverse esigenze cliniche e famigliari di una GCA?
Non tutte le persone colpite da una GCA possono rientrare a domicilio dopo la fase post-acuta, molti devono entrare in maniera temporanea o definitiva in strutture residenziali, come RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) o RSD (Residenza Sanitaria Disabili).   Alcune persone con profonde alterazioni delle attività cognitive, con una completa o quasi completa perdita di tutte le funzioni cognitive intenzionali vengono inseriti direttamente in un Nucleo di Accoglienza per Persone in Stato Vegetativo e di Minima Coscienza.

La residenzialità come RSD e RSA spesso diventano invece una scelta obbligata per quei famigliari che hanno un ruolo di caregiver, ma che ormai sono molto anziani e per quelle situazioni in cui la gravità assistenziale-clinica su vari profili rende impossibile il rientro nelle proprie mura domestiche. All’interno delle residenzialità è possibile accedere a servizi non solo assistenziali, ma anche a servizi riabilitativi, di mantenimento e ad interventi di socializzazione. Quando invece la soluzione di rientro al domicilio è possibile, i percorsi possibili sono diversificati in base ai fattori descritti precedentemente:

  • CDD (Centro diurno per disabili), in questi centri è possibile svolgere attività di recupero delle autonomie primarie e strumentali per soggetti di gravità medio-alta;
  • CSE (Centro Socio Educativo) per soggetti di gravità clinica medio-lieve, organizzato con attività svolte sul territorio d’appartenenza e/o presso i laboratori del Centro;
  • SFA (Servizio di Formazione all’Autonomia) riguarda interventi realizzati presso il territorio di appartenenza, a bassa protezione, per lo sviluppo di abilità e autonomie spendibili nell’ambito familiare, sociale e professionale.

Questi Centri sono solo diurni e pensati per persone dai 18 ai 65 anni; prevedono sempre il coinvolgimento delle famiglie ed è possibile accedere ad interventi riabilitativi con varie figure professionali sia in maniera individuale che di gruppo (CDD e CSE).

Riabilitazione e reinserimento sociale

Una persona che ha subito una lesione cerebrale importante, può rientrare ad una vita normale o simile a quella precedente all’evento invalidante?

Ci sono interventi per soggetti con recuperi funzionali più alti che sono pensati per un rientro al lavoro (attraverso, ad esempio, la preparazione in Cooperative di tipo B) e per l’addestramento verso la possibilità di andare a vivere da soli (Housing sociale). Tuttavia, i gravi esiti disabilitati delle GCA producono dei cambiamenti più o meno rilevanti anche nelle persone che recuperano in maniera più significativa.
E’ anche vero che qualsiasi evento traumatico non ci porta via gli affetti, le relazioni e il ruolo in cui gli altri ci collocavano prima di una tragedia. Questo è il ponte che mantiene una continuità tra un prima ed un dopo (improvviso e destabilizzante, come quando si è colpiti da una GCA). Tutti gli operatori coinvolti a vari livelli devono lavorare in sinergia sin dall’inizio affinché sia dato un senso di continuità anche minima tra il passato ed il presente di un soggetto colpito da GCA e del suo sistema famigliare. Infatti, la rottura completa tra ciò che ci rappresentava e ciò che ci definisce oggi diventa una ferita insanabile. Ogni nuova situazione, seppure tragica, necessita di una base di partenza su cui definirsi, raccontarsi e ricostruirsi.

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