L’etica tende spesso a essere identificata con la deontologia professionale. In effetti, non raramente nel linguaggio comune il termine “etica professionale” è usato come sinonimo di deontologia. Sembra possibile pensare che una distinzione ci sia, e riguardi una sorta di scala di valori interna alla coscienza individuale. L’etica viene prima della deontologia professionale e ne può prescindere (si possono avere comportamenti “eticamente fondati” anche in assenza di un codice deontologico…) mentre la deontologia affonda le radici nella prima.
Se la deontologia attiene allo specifico della professione (di ogni professione), l’etica attiene allo specifico del pensiero e dell’azione umana e vive di una sua autonomia. L’etica è anche strettamente connessa alla responsabilità, intesa come capacità di “rispondere di se stessi” e di “rispondere all’altro”. Fondamenti etici che riguardano il lavoro sociale – ma non solo – sono quelli che orientano il professionista a rispettare e sviluppare l’autonomia dell’utente e a proporre e attuare, insieme all’utente, interventi che non solo non nuocciano a questo soggetto, ma dai quali egli ricavi un miglioramento della qualità del suo vivere, e, perché no? un incremento della sua felicità.
La complessità delle scelte eticamente fondate – oggi più che mai – si evidenzia quando lo sguardo dell’operatore, pur non distogliendosi dal singolo soggetto, si allarghi al suo sistema relazionale. Una domanda dalla quale non ci si può esimere, infatti, può essere così formulata: “Quale effetto avrà questa azione (progetto, intervento) mirata al benessere del singolo, sui soggetti significativi e presenti nel suo mondo relazionale?”. E’ questa una domanda cardine per l’operatore. Tuttavia anche la persona in difficoltà che si rivolge a un servizio, va aiutata a non sottrarsi totalmente a un responsabile interrogarsi circa la ricaduta dei propri comportamenti, delle proprie decisioni, sulla vita delle persone a lui/lei più vicine dal punto di vista affettivo e di interdipendenza relazionale.
Una conclusione provvisoria su un tema tanto importante potrebbe essere quella che sostiene che un lavoro socio-sanitario-educativo eticamente fondato contribuisca a rafforzare in tutti i soggetti coinvolti nel processo (operatori e utenti o, forse sarebbe meglio dire, cittadini) la capacità di valorizzare il riconoscimento della presenza dell’altro, delle differenze che rendono ciascuno un soggetto unico, così come il riconoscimento dell’equivalenza tra soggetti che reca con sé l’esigenza non negoziabile di trattarsi con reciproco rispetto. In tal senso etica e responsabilità si mostrano strettamente annodate.
Occorre anche aggiungere che i dilemmi etici di fronte ai quali l’operatore può trovarsi, così come i principi etici tenuti presenti nel cercarne risposta, non riguardano solo la relazione con il singolo e quindi la responsabilità nei suoi confronti, ma anche la lettura e la valutazione del contesto sociale e dei contesti organizzativi – i servizi in particolare – in rapporto a ciò che essi generano influenzando profondamente la vita delle persone.